Da giugno aperti 4mila cantieri, ma in più di mille non ci sono muratori registrati
Il peso del lavoro nero nell’edilizia a Brescia è un dato ovviamente sconosciuto ma altrettanto certo è che crea concorrenza sleale tra le imprese. E se della crisi si sa quasi tutto, di irregolarità, infiltrazioni mafiose o del mancato rispetto delle regole poco o nulla si conosce se non gli effetti disastrosi sul comparto. Qualche «anomalia» avrebbe potuto essere maggiormente indagata come quella che emerge dai dati della Camera di Commercio bresciana dove risultano iscritte circa 5.600 imprese tipicamente edili, con circa 24mila addetti (dati al 30 settembre 2015). Alla Cassa Edile sono invece registrate solo 2.700 aziende con circa 15mila addetti. Mancano all’appello 3mila imprese e 9mila addetti.
Altro dato poco chiaro è che dal giugno 2015, tra Brescia e provincia, sono stati aperti 4.405 cantieri ma in 1.137 di questi non sono presenti imprese edili. Esiste quindi una «zona grigia» che crea concorrenza sleale mettendo fuori mercato le aziende corrette e lavoratori con contratti, salari, diritti e con garanzia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Viene meno una connessione che dovrebbe essere naturale: i lavori edili, e tutti gli aspetti connessi, devono essere eseguiti da chi è impresa edile. La conseguenza, comune a ogni forma di alterazione della leale concorrenza, è che le aziende sane soffrono più di quelle irregolari. Le imprese che non si sono piegate a logiche perverse sono quelle che rischiano di uscire dal mercato. E con loro i lavoratori. A sorprendere è forse la grande e giusta attenzione rivolta alla tracciabilità di alcuni alimenti che consente ai consumatori di sapere, ad esempio, cosa portiamo in tavola mentre per un palazzo o un grattacielo, in molti casi, non sappiamo nulla di come è stato realizzato. Un paradosso al quale il «sistema Brescia» ha messo un freno con la sottoscrizione di un protocollo firmato ieri in Loggia tra comune di Brescia, Collegio Costruttori Ance Brescia, le tre sigle sindacali di categoria e la Cassa edile, che ha come obiettivo quello di contrastare forme di illegalità, irregolarità ed elusione presenti anche nell’edilizia bresciana. Una lotta concreta che, come ha ricordato Roberto Mazzoncini, coordinatore del comitato per la sicurezza e la legalità del Comune di Brescia ed ex presidente del Tribunale di Brescia,«renderà più difficile l’assegnazione di appalti, sia pubblici sia privati, ad imprese irregolari; eviterà l’apertura di cantieri insicuri; favorirà la leale concorrenza e ridurrà gli spazi e le occasioni di infiltrazioni mafiose». «Uno strumento – gli ha fatto eco il presidente dei costruttori bresciani, Tiziano Pavoni – per avere case più sicure, lavoratori più tutelati e imprese che possano lealmente confrontarsi sulla base della qualità delle costruzioni e non sulla furba e malandrina capacità di eludere le norme».